Chi ha paura muore ogni giorno...


Ero piccola, ma non so perchè il 23 maggio e il 19 luglio di quell'anno me li ricordo benissimo. Mi ricordo cosa stavo facendo, mi ricordo come l'ho saputo, mi ricordo le sensazioni che ho provato cercando, nella mia testa di bambina di 8 anni, di capire che cosa stesse succedendo e sopratutto perchè. Mi sembra di risentirmi chiederlo a mia madre. Già, perchè. Come si spiega a una bambina perchè si preme un pulsante e si fa saltare per aria un giudice, un altro, 5 giovani agenti di scorta, mezzo palazzo e un pezzo di strada. Più di tutto mi ricordo la faccia di mia mamma e quella di mia nonna, le loro espressioni, il silenzio del soggiorno, nella penombra delle persiane chiuse per limitare il caldo di luglio, rotto solo dall'edizione straordinaria del telegiornale. Sono passati 18 anni da quel pomeriggio d'estate del 92 e io non ho più 8 anni. Ripensarci mi fa piombare ancora in quell'atmosfera strana, di domande, di perchè.
Sono passati 18 anni e ho imparato tante, tantissime cose su Capaci e Via D'Amelio. Sapete, in gita di 5' liceo, mentre tutti andavano a Parigi, a Madrid, a Praga, a Vienna, la mia classe fu mandata a Palermo. Non per nostra scelta, i compagni delle altre classi ancora mi prendono in giro quando lo racconto, alcuni genitori avevano paura che i figli andassero all'estero e il preside disse che saremmo andati in Sicilia. Oltre a Palermo che si rivelò una città meravigliosa, la cosa più forte e emozionante fu passare per Capaci, nel tratto di strada in cui con un altro pulsante si decise la fine di un giudice, anzi, due, e 3 agenti di scorta. La guida in pullman ci disse che quel casotto bianco là in alto era il punto in cui avevano azionato il detonatore e che ci saremmo accorti subito qual'era il tratto di autostrada che era saltato interamente per aria con Falcone, sua moglie, e la scorta. E di fatti appena il guard rail iniziò a diventare rosso, nel pullman, anche se i miei compagni non erano particolarmente "impegnati" dal punto di vista politico, cadde di nuovo quel silenzio.
Quel silenzio però non puo' durare piu' di qualche minuto, espressione di rabbia, di rammarico, di sofferenza; sono passati 18 anni e chi ha premuto quei pulsanti non ha ancora pagato, chi ha ordinato di premere quei pulsanti non è ancora stato punito. Non si puo' rimanere in silenzio quando emergono responsabilità nelle più alte sfere dello stato,e sopratutto..


bisogna opporsi, urlare, impedire che le nuove generazioni possano anche solo pensare che si diventi eroi per omertà, per soldi, per interesse. Si diventa eroi per il coraggio di fare la scelta giusta anche quando non è la piu' conveniente, si diventa eroi quando si cerca la verità e la giustizia sapendo che è arrivato un carico di tritolo apposta per te, dopo che il tuo compagno di lavoro è stato fatto saltare in aria insieme a un pezzo di autostrada.

"Mi uccideranno, ma non sarà una vendetta della mafia, la mafia non si vendica. Forse saranno mafiosi quelli che materialmente mi uccideranno, ma quelli che avranno voluto la mia morte saranno altri. "

"Politica e mafia sono due poteri che vivono sul controllo dello stesso territorio: o si fanno la guerra o si mettono d'accordo"


Non li avete uccisi
le loro idee
camminano
sulle nostre gambe

Commenti

Saretta ha detto…
Mi hai commosso Benedetta.Ricordo benissimo quei giorni, avevo 13 anni e capii benissimo la gravità di quel che accadde.
Credo che altre parole non siano necessarie, hai detto tutto tu.Grazie per questo post, grazie davvero.
resy ha detto…
Questa è una delle immagini di Falcone e Borsellino che amo, ancora sorridenti. Nelle loro ultime foto invece traspariva una preoccupazione ed una delusione nei confronti di chi doveva sostenerli.Il loro ricordo ed il loro esempio saranno sempre vivi in chi crede nell'onestà e paradossalmente sono più scomodi ora da morti di quando erano ancora in vita! Ma se 18 anni fa hanno spento le loro esistenze per farli tacere, oggi non possono più nulla per impedire loro di gridare ancora!!
Unknown ha detto…
Hai fatto bene a scrivere questo tuo ricordo e questo tua denuncia, è anche tramite questi piccoli, ma grandi gesti che continuano a vivere, a parlare, a non farsi scordare, ma soprattutto a far riflettere ancora. grazie
Mi associo a Resy dicendo che quella foto è davvero bella. Rimarranno sempre un simbolo.
lucy ha detto…
sono rimasta colpita da questo post e ti faccio i complimenti per aver scritto con forza e determinazione il pensiero di tanti.loro sono tra noi e tutti dovremmo dar vita a quello che ci hanno coragiosamente dato
Anonimo ha detto…
Io sono nata a Palermo e vivo da sempre in questa città piena di bellezza e contraddizioni capaci di lacerare l' anima...
Ricordo quei giorni, il caos improvviso per le strade, il cielo di quel sabato 23 maggio che d'un tratto si fa nero... Ricordo lo sgomento, la tristezza, il dolore, la profonda ferita inflitta a questa città e alla sua gente.
Son passati 18 anni... ho sfilato per le strade urlando che "Palermo è nostra e non di cosanostra" prima al fianco dei miei genitori e poi "sola" e consapevole con tutta la forza e la determinazione di un'adolesente che diventava donna, ho appeso lenzuoli bianchi al mio balcone ed agitato agende rosse... son passati 18 anni ed un brivido mi percorre la schiena ogni volta che passo sull'autostrada in prossimità di Capaci o sono nei pressi di via D'Amelio... Davvero grazie per questo bel post che mi commuove.
Se hai tempo e riesci a recuperarla, ti consiglio di leggere la meravigliosa lettera che Manfredi Borsellino ha scritto in occasione dell'anniversario della morte del papà.
Un caro saluto,
Meg

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