♥ Roma Food&Wine Festival
Per quanto mi riguarda, andare ad Eataly vale sempre quei cento chilometri che devo percorrere per arrivarci, da quando almeno ha aperto a Roma. Nonostante quello di Torino sia ancora il mio preferito, vale sempre la pena oltrepassare i confini delle zone della Capitale che frequento per lavoro e spingermi fino alla vecchia stazione di Ostiense, diventata da quasi un anno ormai un posto bellissimo. Ancora di piu' lo scorso fine settimana, quando era stato organizzato il primo Wine&Food Festival di Roma: tre giorni con grandi cuochi alle prese con alcuni classici della Cucina Italiana e ben 193 etichette in degustazione. Cosi' sabato pomeriggio, in perfetta tenuta da foodblogger e con il mio Lui quale stupenderrimo ♥ accompagnatore, intorno alle ore 18 assaggiavo il primo Dolcetto della serata. Ne sono seguiti molti altri (ma ammetto, molti meno di 193!), tra i quali, per mio personalissimo gusto, spiccano sicuramente quelli della Cantina Ritterhof, a partire da un fantastico Pinot Noir, maturato in botti di legno per 14 mesi in barrique e cinque in bottiglia, proseguendo con un elegantissimo Pinot Grigio, con sentori di pesca e vaniglia, e terminando con un meraviglioso Gewürztraminer con note di rosa e geranio. Non solo tra i migliori vini in degustazione, ma senza dubbio serviti da persone preparate e cordiali, che dimostravano con ogni gesto la passione per il proprio lavoro anche confrontandosi con chi come me non è una vera addetta ai lavori.
Ospiti fissi di tutte e tre le giornate del Festival, il mitico Luca Montersino, con un buffet di dolci del solito, altissimo livello: con un gettone (10€) si potevano assaggiare quattro torte diverse.
La nostra scelta è caduta su Cassata e Pastiera Napoletana (perchè un grande pasticcere si testa su grandi classici) e su due torte favolose che avevo ammirato sui suoi libri: la Diabella e la crostata Armonia di Caramello. Entrambe da rifare (o almeno tentare di..) prima possibile, uno sballo.
Il secondo ospite fisso (che sicuramente potevo descrivervi prima del dolce, se non fossi cosi' golosa) era Massimo Pezzani, patron dell'Antica Ardenga, piccola azienda parmense che produce salumi davvero di altissimo livello: nel nostro piatto, oltre al Culatello, anche un assaggio di Strolghino, di Spalla Cruda, di Lardo dell'Ardenga. L'unico rammarico è stato quello di non poterne acquistare..
E questi i tre chef presenti sabato sera: Davide Scabin, Francesco Apreda e Marco Stabile.
Davide Scabin non ha bisogno di presentazioni. Credo sia in assoluto il ristorante dove piu' vorrei andare, almeno una volta nella vita. Il suo approccio visionario al cibo e alla cucina non è mai banale, basta guardare la sua idea di Carbonara proposta al Festival. Partendo da un altro dei classici della cucina romana, lo gnocco di semolino, ha ideato questa sorta di lasagnetta, in cui gli strati sono separati da un budino di besciamella e pecorino e cotti sottovuoto.
Al momento di servire, una generosa grattata di pecorino, pepe nero e la salsa alla carbonara in versione squeeze, completando con spaghetti al nero di seppia fritti.
Francesco Apreda è riuscito con questo Cous Cous, che lui definisce "del futuro", a mettere in un unico piatto le influenze della sua cucina, nella quale l'India occupa sicuramente un posto importante senza però risultare invadente sul Mediterraneo. Interessante l'abbacchio alla brace inversa, prima affumicato e poi fatto spiedino.
Ma la mia personalissima Palma D'Oro va senza alcun dubbio a Marco Stabile, cuoco geniale e persona disponibile e deliziosa, che è riuscito a farci innamorare del suo piatto solo con le sue parole, senza nemmeno vederlo. Il suo Vitello Palamitè non è solo un piatto innovativo lontano anni luce dal classico vitello tonnato, ma è anche un esempio illuminante di rispetto per le materie prime: ha scelto infatti di usare la Palamita, per un "dovere morale" nei confronti del tonno, ormai in via d'estinzione dopo l'avvento del blasonato sushi, in modo da varcare i soliti confini della cucina oltre che proteggere i nostri mari. Ma non è solo questo a rendere speciale la sua ricetta (che trovate qui, con le sue parole): c'è una marinatura fatta con miele e rosmarino per almeno quindici giorni sottovuoto, una cottura lenta e lunga e una salsa senza uova, estratta magicamente da un guscio d'uovo..
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baciotti